“There should be a list somewhere”
There Should Be a List Somewhere, un progetto inedito di Pesce Khete. Il titolo, pura evocazione di uno stato d’animo confuso e bisognoso di rassicurati punti stabiliti, è la chiave di lettura più indicata per trasmettere il disorientamento che bisogna provare ogni volta che ci si appresta a dipingere. Per Pesce Khete ogni opera è un “un salto nel vuoto”, l’utilizzo della carta come supporto ne è la conferma. Questo materiale si presenta come punto zero, estraneo ai limiti imposti dalla tela permette di aumentare o diminuire lo spazio sul quale si sta lavorando. Spazio che, così costituito, si presenta come il luogo della reazione all’errore, generatore di imprevisti in quanto evento che non può essere dominato, se non dal calcolo estetico indotto proprio dal bianco, dal vuoto, della carta. Questo modus operandi si estende alle superfici irregolari dell’Ex Elettrofonica, qui non vi è alcuna volontà di eluderne le difficoltà, ma di gestirle e valorizzarle fino a sottolinearne le forme.